Degustazione dei vini campani Cantine “Il Barone” e “Il Cancelliere”

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In occasione di una cena a tema “vini campani” ho avuto modo di conoscere due cantine molto interessanti che senz’altro andrò a visitare appena capiterò in Campania. A pensarci bene, è tanto che manco da questa regione splendida in cui il sole, il cibo, il vino ti invogliano a girare. In moto, naturalmente.  Soprattutto se la vacanza ti tocca farla nei mesi estivi in cui il sole picchia e il traffico della riviera non fa invidia alla nostra.

I bianchi in assaggio sono della cantina “IL BARONE”, pochi ettari di terra vitata tra Aglianico e Fiano. La zona è Cesinali, provincia di Avellino.

Il primo, con abbinamento polpo alla luciana è stato

IL GRECO DI TUFO “IL BARONE” 2010 Questo vino non ha fatto alcun passaggio in legno ma solo acciaio. Colore giallo paglierino intenso, grazie anche alla lunga permanenza sulle bucce. Al naso è intenso, si percepiscono le erbe aromatiche, i fiori bianchi, frutta bianca; in bocca si sente chiaramente l’acidità, (e non lo dico come difetto), la sapidità e la mineralità tipica del terreno di provenienza. La nota sulfurea che già si avverte al naso la si riscontra anche nel retrogusto. Per me, un buona espressione di Greco di Tufo anche se l’abbinamento con il piatto non lo ha aiutato.

Ha fatto seguito con il primo, sfoglie al piatto con i gamberi, una sorta di lasagnette con ragù di gamberi in cui il gambero si sentiva nitidamente non in contrasto ma in armonia col vino, un bianco particolare: IL FIANO DI AVELLINO particella 928 del 2011. Questo vino deve il suo nome alla particella identificativa a catasto delle vigne. La fermentazione avviene con lieviti indigeni, non filtrato, affinato in acciaio per cinque mesi e poi in
bottiglia per altri due. I gradi sono 13. La lunga permanenza sulle bucce caricano il colore del vino, donandogli un giallo paglierino molto intenso.
Leggermente velato (il vino non è filtrato). Al naso è intenso e fruttato, mela dolce (golden), frutta secca, forse anche un po’ di fiori secchi. In bocca ha una buona carica aromatica è molto minerale. Si sente nitidamente un gusto affumicato di torba. Ci dicono che è una caratteristica tipica del vino, in quanto in zona, fino agli anni ’60 vi erano miniere di zolfo. Questo però lo rende un vino “per amatori”. Vorrei risentirlo per capire se ritrovo le stesse caratteristiche oggi di allora.

I Rossi sono della cantina “IL CANCELLIERE”, l’azienda si estende per circa 7 ettari a Nord di Montemarano. Le vigne si estendono tra Iampenne e Chianzano. In cantina la fermentazione avviene con l’utilizzo di lieviti indigeni e non a temperatura controllata. Non si effettua la chiarifica né la stabilizzazione né la filtrazione. Il segreto? Uve sanissime, solo lieviti naturali, macerazioni per almeno una ventina di giorni, legni, piccoli e grandi generalmente già usati, talvolta anche di terzo passaggio. E pensate che sino ad un paio d’anni fa qui si lavorava ancora col torchio, sostituito solo di recente con una più moderna e funzionale pressa pneumatica di ultima generazione.

Ziti con ragù alla napoletana (fosse stato genovese avrei detto al tocco, visti i pezzi di carne succosi e teneri che erano nel sugo), una sorta di piatto unico che non sfigurava con il vino in accompagnamento: l’AGLIANICO DI IRPINIA IL GIOVIANO 2008 – Prodotto da aglianico 100. La vendemmia avviene la prima settimana di novembre, la raccolta è manuale. Le uve vengono pressate, si attende la fermentazione spontanea che avviene in circa venti giorni. Il colore di questo duemilaotto è un bel rubino carico, eppure vivo e luminoso; al naso è piacevolissimo, si riconosce la frutta rossa matura ma non sovrammatura, leggermente balsamico e speziato. La liquirizia si sente chiaramente. In bocca è secco, avvolgente, caldo, succoso, ha discreta acidità ma ancor più un tannino di spessore. Un vino dal bel corpo e di struttura.

Infine con il secondo , petto d’anatra con crostini e robiola alle erbe ci viene versato il TAURASI NERO NE’ de IL CANCELLIERE 2008,. U nvino che ho trovato delizioso. Il mosto viene lasciato in botte per 12 mesi e poi 4 mesi ad affinare in bottiglia. Senza chiarifiche né filtrazioni. Per questo vino si utilizza una botte di castagno di un centinaio di anni rifasciata e poi botte di Slovenia.

E’ un vino che entusiasma fin dalla prima annusata. Il colore è di un rubino intenso e vivissimo. Al naso è molto intenso, basta qualche minuto nel bicchiere a farlo respirare per sentire la morbidezza del legno, la sua intensità, la frutta matura, quale la prugna, la confettura. In bocca è pieno, avvolgente e, nella sua pienezza si sente ancora di più la frutta nera quale il mirtillo, la mora nera matura, sempre la prugna, ma anche gli aromi terziari (tabacco, pepe nero e liquirizia). Il retrogusto conferma quanto sentito al naso ed in bocca. Rimane a lungo in tutta la sua intensità. E’ un vino destinato all’invecchiamento, se si riesce a non berlo prima…

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