[I nostri racconti] Una piacevole degustazione di Bolgheri

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Vini di Bolgheri, presentatore e guida tecnica Paolo Valdastri, pubblico attento. Questa la formazione che ha reso una serata interessante in una serata veramente interessante oltre che piacevole. I vini erano di quelli che la loro fama li precede sempre.

Valdastri è giornalista ed enogastronomo che ha contribuito alla costituzione della strada del vino di Bolgheri. Chi meglio di lui quindi per seguire la degustazione? Ma facciamo un piccolo passo indietro: Bolgheri. Quanti sanno dove si trova questa zona che per gli amanti del vino fa sospirare e anelare? 235Ci troviamo nella provincia di Livorno, una striscia di terra lungo costa tra Cecina e Piombino anche conosciuta come Alta Maremma.

Bolgheri è un comune vicino a Castagneto Carducci e fino a 40 anni fa conosciuto (forse) più per “la bolgheriana” di Carducciana memoria che per i suoi vini, considerati leggeri ed aspri o pesanti e dolciastri. La zona è coltivata sorprendentemente (ricordate che la regione è la sangiovesissima Toscana) a cabernet franc, cabernet sauvignon, petit verdot, merlot, syrah e, in misura marginale, a sangiovese (1.4%). Si ottengono vini che sono di assoluto prestigio anche e soprattutto a livello internazionale.

Tutto nasce quando il Marchese Mario in Cisa di Rocchetta, di provenienza Piemontese, andò a Pisa a studiare. La sua passione per i cavalli lo fece incontrare con i conti della Gherardesca, proprietari di vigne in zona. Nel 1936 si sposa con Clarice della Gherardesca e si trasferisce a Bolgheri. Abituato a bere vini francesi e, si dice, con la passione dello Chateau Margaux, proprio non riesce a bere quel sangiovese così salmastro e acetoso. Nel 1944 impianta Cabernet assieme al Sauvignon e poco Sangiovese in cima a Castiglioncello di Bolgheri, ad est fuori dal territorio che oggi è Bolgheri, quindi lontano dal mare (considerato responsabile della poca bevibilità del vino). Negli anni ‘50 fa le prime vinificazioni ma i primi risultati portano ad un vino dai tannini piuttosto duri (come è normale se si vinifica cabernet franc e lo si beve pochi mesi dopo la vendemmia come all’epoca era uso). Ma utilizzando piccoli botti in legno (220 l) e lasciato a maturare, i risultati cominciano a vedersi.

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Arriviamo al 1966, quando il marchese impianta vigne nel territorio di Sassicaia, su un suolo particolarmente vocato, terreno molto sciolto con alto contenuto di ossido di ferro che conferisce al vino un gusto particolarissimo. Il quantitativo di vino fino ad allora prodotto era ad uso familiare, ma ampliandosi chiede a Nicolò Antinori, suo cognato avendo sposato Carlotta della Gherardesca e grosso distributore di vino in Europa, di occuparsi della commercializzazione del vino.

Il vino che produce comincia a riscuotere i primi riconoscimenti agli inizi degli anni settanta: nel 1972 esce il Sassicaia 1968 con la stessa etichetta con cui oggi lo conosciamo, nel 1974 Veronelli lo assaggiò e ne fu entusiasta. Seguono ulteriori successi e premi e a metà degli anni ‘80 si colloca nelle classifiche assieme ai grandi bordeaux. Nonostante questo, non avendo un disciplinare riconosciuto, i vini vengono presentati come vino da tavola!

238Si viene ad avere quindi una situazione un po’ anomala: nonostante il pregio del vino (e il costo), questi vini da uvaggio bordolese, solo a volte con aggiunta di sangiovese, affinati in barrique, sono privi di disciplinare riconosciuto e, non potendo fregiarsi di una doc, vennero denominati “supertuscan”. La doc arriva nel 1984 ma solo per rosè e bianco mentre il bolgheri rosso dovrà attendere il 1994.

Dopo varie modifiche oggi il Bolgheri rosso può essere composto da Cabernet Sauvignon (da 0 a 100%), Cabernet Franc (da 0 a 100%) e Merlot (da 0 a 100%) con eventuali aggiunte di Syrah e Sangiovese entrambi fino al 50 %. Il Sassicaia ha una sua DOC con l’utilizzo di Cabernet Sauvignon almeno all’ 80 %.

I vini che abbiamo assaggiato provengono dalle annate 2009 e 2010. Quella 2009 è stata calda, ha prodotto vini corposi e sostanziosi dal frutto maturo e “marmellatoso”. Un’acidità naturale che deriva dal terreno li reiquilibra rendendoli in generale equilibrati e non sovrammaturi.

Il 2010 invece è stato un anno un po’ anomalo, fresco con forti piogge e quindi vini fini ed eleganti. L’estate è stata calda e settembre piovoso con un ritardo di maturazione di circa 10 – 15 gg con alternanza sole piogge. Questo ha portato ad un vino meno strutturato, meno alcolico ma elegante.

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1 GIOVANNI CHIAPPINI BOLGHERI SUPERIORE GUADO DE’ GEMOLI 2010. 80 % cabernet, 20 % merlot (come il Sassicaia) con vinificazione in acciaio 30 gg circa. Affinamento 18 mesi in botti da 225 l poi 12 in bottiglia. Il colore è un rosso rubino quasi impenetrabile (cedono antociani facilmente, la microssigenazione della barrique. Buona consistenza (viscosità), vino alcolico. Profumi ampi e profondi frutto di bosco maturo, ribes, cenno di confettura. Legno non è invadente anche se si sente nella nota speziata, cioccolatosa. In bocca parte subito caldo morbido, frutto immediatamente percepibile, intensità gustativa alta, acidità buona, tannino si sente ma dolce. Vino equilibrato ma ha ancora margini per stare in cantina234

2 BOLGHERI ROSSO PIASTRAIA DI MICHELE SATTA 2010. C. sauvignon 25 %, merlot 25 %, syrah 25 % Sangiovese 25 %. Affinamento 12 mesi in barrique. Vinificazione separata per ogni varietà in tini di quercia. Ha un acidità maggiore grazie al sangiovese. Appena versato resta chiuso. Poi si apre, e si sente la frutta quale la ciliegia, quella nera, le note speziate di liquirizia e tabacco ma deve ancora svilupparsi. In bocca, nonostante l’annata fresca apre con buon frutto ma non rimane, poco consistente. Il finale è pulito.

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3 GRATTAMACCO L’ALBERELLO 2010 BOLGHERI SUP. Piantato a settonce, cioè ogni vite è equidistante le une dalle altre. 70 % sauvignon, 25 % cabernet franc e 5% petit verdot. Quest’ultima è un’uva che caratterizza molto il vino, già una piccola dose da personalità ma è difficile da produrre e solo in certe annate. Si sente il floreale. La frutta è più fresca rispetto ai precedenti, c’è meno confettura, il legno si sente appena nella speziatura finale. E’ un vino fresco dalla buona acidità, si sente il frutto, è pulito e molto ben bilanciato.

4 TENUTA ORNELLAIA BOLGHERI SUP. 2010 Cabernet sauvignon 53 % 39 % Merlot e cabernet franc 4%, petit verdot 4 %. Vinificati in barrique separatamente, dopo 12 mesi vengono assemblati prima di fare ulteriori 6 mesi di barrique ed altri 12 mesi in bottiglia. I profumi sono di terra, alloro e mirto . Tannino vellutato, elegante, i profumi di prugna scura, acidità sostenuta, è lungo, di piacevole beva. Il 2009 era più fruttato, con più corpo. Il 2009 risulta più snello. L’ornellaia ha una capacità di invecchiamento lunghissima, c’è chi dice addirittura 25, 30 anni.

2405) POGGIO AL TESORO SONDRAIA vicino a Bibbiona, cabernet sauvignon. Prugna, frutta acida, note di cacao ma anche note vegetali e di spezie, bosso, mirto alloro. Una bella acidità che fa salivare, rispetto agli altri è più vegetale. Si percepiva distintamente la foglia del fico.

6) BOLGHERI SUPERIORE PODERE SAPAIO 2010: 70 % cabernet sauvignon e 10 % cabernet franc, 20 % merlot. Colore rubino intenso con riflessi violacei, sul finale ha un tannino un po’ aggressivo sul finale che fa sparire il corpo del vino, è un po’ disequilibrato.

7) FATTORIA TERRE DEL MARCHESATO – TARABUSO 2009, IGT TOSCANA ROSSO. Cabernet sauvignon maturazione 18 mesi in barrique nuove ulteriore affinamento di 18 mesi in bottiglia e una macerazione prefermentativa di 7 gg. Si avverte presente la nota tostata del rovere, frutto abbastanza maturo, ribes mirtillo, la nota di cioccolato. La bocca si riempie della frutta, del sottobosco, discreta lunghezza, il legno è piuttosto presente sul finale.

241I vini di Bolgheri sono tutti espressione di un territorio che per conformità dei suoli molto diversi, del microclima, degli uvaggi, del modo di lavorare in vigna e in cantina, possono anche differire e di molto tra loro. Il prestigio del Bolgheri continua a crescere, piace forse anche grazie al suo terroir che si riflette nei vini espressioni molteplici di un unico territorio. Questa serata è stata quindi una splendida occasione per assaggiare vini unici. Forse qualche vino è considerato sopravalutato (forse) ma tutti i Bolgheri possono incuriosire gli amanti del vino, in quanto vini che hanno rotto con la tradizione toscana del sangiovese, conosciuti e noti prima ancora di avere la DOC, e che hanno comunque contribuito alla diffusione ed alla fama dei vini italiani all’estero. Questa l’idea che ho avuto assaggiandoli: differenti ed unici tra loro, sicuramente un peccato non conoscerli.

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