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È nel pieno centro storico di Sanremo che scopriamo questo piccolo ristorante con il menù esposto all’esterno del locale ed un portoncino a cancellata come ingresso. Ad aprirci, il titolare del locale il quale ci fa accomodare. Già i nomi letti in anteprima sul menù l’avevano fatto intendere ma una volta seduti al tavolo ne abbiamo la conferma, quando il proprietario si presenta dicendoci che il loro obiettivo è quello di proporre e servire l’antica cucina del territorio. Con molta pazienza e gentilezza, ad uno ad uno ci vengono raccontati, nel vero senso del termine, tutti i piatti proposti, rigorosamente liguri, taluni andati persi nelle generazioni e riportati da loro in luce con rispetto e cura. Rimaniamo affascinati dai curiosi e coloriti aneddoti e dalle dettagliate descrizioni e “traduzioni” riguardanti antipasti, primi e secondi.
Avete mai sentito la “fràndara”? E chi ha già mangiato i “barbagiuai” o i “parpagliui”?
I piatti sono davvero buoni e abbondanti, e tutto è fatto nella cucina del ristorante, anche con l’utilizzo dei loro prodotti d’orto. Il servizio è ottimo, tra cui il pane di Triora tiepido e gli squisiti “canestrelli” di Taggia; inoltre, viene offerto un aperitivo con un piccolo entrè costituito da pesce in carpione, crostino di focaccia con olio piccante e insalatina di cavolo rosso, accompagnato da prosecco profumato con sciroppo di melograno.
Ottimi gli antipasti, ossia il bagnun di acciughe e il “turtèlu” con crema di noci e riduzione di aceto di vino rossese.
Tra i primi, particolari e delicate le “celestine”, meno entusiasmanti i tortelli di baccalà e patate.
Non finiscono di stupirci quando si arriva al dessert. Il titolare ci offre un bicchiere di marsala da accompagnare al dolce: zabaione al vermentino, tiepido e appena montato, servito con immerse dentro due piccole palline di gelato al caffè “home-made”.
Ancora, il conto viene “addolcito” con due gelatine alla rosa, rossa e gialla, fatte artigianalmente.

Nota: il giudizio viene effettuato in base alla seguente scala di valori: