Qualche veg-imprecisione di troppo

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Non so quante volte ve l’ho già scritto, magari risulto noioso, non sono vegetariano. Mi piace la definizione usata da Giorgia Cannarella nel suo articolo su Dissapore.com dal titolo chilometrico “Vegetariani e allora? Bologna ci maltratta, per l’Italia siamo come scimmiette ammaestrate“: io sono onnivoro. Anche se dire onnivoro non basta, c’è modo e modo di essere onnivoro. Lo è chi va al fast food tutti i giorni così come chi mangia pesce e carne con moderazione, facendo attenzione alla provenienza dei prodotti, alle modalità di pesca per i primi e di allevamento per la seconda.

L’articolo di Giorgia Cannarella riprende un altro articolo dal titolo “dove essere vegetariana è considerato una malattia esotica”, scritto dalla giornalista inglese Dany Mitzman per il sito della BBC. La Mitzman si riferisce a Bologna, città dove vive, nella quale ritiene che “essere vegetariani è considerato incomprensibile”. Nel suo articolo trovate battute che sanno abbastanza di “già sentito”, come “I camerieri barcollano quando dico la frase sacrilega ‘Non mangio carne’. ‘Nessuna carne ma un po’ di affettati misti, sì?” O anche, che a Bologna c’è chi considera i tortellini vegetariani perché “con pochissima carne dentro che quasi quasi non si sente”.

L’autrice di Dissapore invece difende il punto di vista campanilistico di chi è nata, cresciuta e residente a Bologna e come spesso succede in parte ha ragione: “non di sole lasagne vive il bolognese: e le crescentine, e il friggione, e i tortelloni di ricotta?” E se questi ultimi alla mitzman non piacciono, mica è colpa dei bolognesi.

E fin qui tutto bene. Approfitto per riprendere la definizione di vegetariano e vegano che abbiamo chiesto a Samantha Alborno, anima pulsante di Laboratorioveg.it, come potete leggere in un nostro precedente articolo: “chi sceglie l’alimentazione vegetariana elimina dalla sua alimentazione la carne e il pesce mentre chi è vegan esclude anche i derivati animali come latticini, uova e miele. Inoltre chi è vegan non utilizza nessun prodotto che prevede uno sfruttamento animale: lana, cuoio e pelle, seta, prodotti per l’igiene e la cura della persona”.

E’ qui che casca l’asino (non mi riferisco a persone, è solo un modo di dire)! Cara Giorgia, non mi puoi dire che a Bologna ci sono ottime alternative vegetariane come “Eataly in via degli Orefici, con insalate e piatti di pesce a bizzeffe“. Pesce a bizzeffe? Vada per le insalate, ma il pesce cosa c’entra con i vegetariani? Allora ha ragione la Mitzman! Non le proponi i tortellini ma il pesce si? Mi sa che sull’argomento ci sia veramente ancora un po’ di confusione…

Che a volte i vegani e i vegetariani siano un po’, diciamolo, esagerati, può capitare, capisco anche i casi nei quali ci si possa sentire esclusa e a disagio. Non è bello sentirsi in dovere di non mangiare carne in presenza di vegetariani, per coerenza, io non ci rinuncerei a priori. E’ un po’ come se io costringessi una persona a non fumare in mia presenza (all’aperto) solo perché mi dà fastidio. Posso provare a convincerlo di quanto sia sbagliato farlo ma non di più, in fondo siamo ancora in un paese libero. Ovvio, se c’è una buona alternativa vegetariana da condividere, perché no? Però, mi raccomando, che l’alternativa vegetariana non contenga pesce, anche se è poco che quasi non si sente…

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